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L’EFSA spiega la sicurezza del Bisfenolo A
Il BPA, il composto chimico usato nella produzione sia di oggetti in policarbonato destinati a venire a contatto con gli alimenti sia della carta termica, è stato nuovamente oggetto di analisi da parte della CEF (il gruppo di esperti scientifici sui materiali a contatto con gli alimenti dell’EFSA).
La CEF ha deciso che la pubblicazione avvenuta negli ultimi anni necessitava di una nuova, completa rivalutazione scientifica della sostanza: essi hanno stimato l’esposizione al BPA da fonti sia alimentari che non, e hanno valutato i rischi per la salute umana ad essa collegati.
È da diversi anni che la comunità scientifica si interroga sui potenziali effetti nocivi del Bisfenolo A sulla salute dell’uomo.
Con la pubblicazione “rischi per la salute pubblica relativi alla presenza di bisfenolo A (BPA) negli alimenti” di gennaio 2015, gli esperti dell’EFSA hanno stimato l’esposizione al BPA da fonti sia alimentari che non, e hanno valutato i rischi per la salute umana ad essa collegati.
A differenza dei precedenti pareri, disponendo di un gran numero di dati nuovi, è stato possibile prendere meglio in considerazione la pertinenza delle varie vie di esposizione (dieta, cute, inalazione) e sono stati inoltre considerati gruppi specifici della popolazione, ad esempio neonati, bambini (10-18 anni) e donne in età fertile (18-45 anni).
Da questa disamina, è risultato innanzitutto che il BPA proveniente dagli alimenti non rappresenta un rischio per la salute umana.
È stato deciso, tuttavia, di abbassare ulteriormente il livello di sicurezza stimato (meglio conosciuto come DTG, la dose giornaliera tollerabile) a 4 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno (dodici volte e mezzo inferiore rispetto al livello precedente): questa modifica è stata apportata sia in ragione di nuovi dati pervenuti e della possibilità di effettuare quindi una valutazione del rischio più precisa, sia a causa degli elementi di incertezza nella banca dati riguardo ghiandola mammaria e sistemi riproduttivo, metabolico, neurocomportamentale e immunitario.
La DTG è temporanea ed è stata calcolata appunto in via provvisoria (t-DGT), in attesa dei risultati di uno studio a lungo termine sui ratti, tuttora in corso, riguardante l’esposizione prenatale e postnatale al BPA. Tale studio contribuirà a ridurre le incertezze che permangono circa i potenziali effetti della sostanza sulla salute.
Risulta invece probabile che il BPA a dosi elevate (oltre 100 volte più della DGT) rechi danni su rene e fegato e che abbia effetti sulle ghiandole mammarie dei roditori.
Permane tuttavia ancora incerto in che modo tali effetti siano causati e cioè quale sia il “meccanismo d’azione”: finché i risultati delle ricerche in corso non potranno essere inclusi nella valutazione del Programma Tossicologico Nazionale degli Stati Uniti, la DGT rimarrà temporanea (t-DGT).