CARBON FOOTPRINT

16 Marzo 2023

Carbon Footprint: Mori 2A calcola la propria impronta ecologica

Lo strumento maggiormente diffuso tra le imprese per poter quantificare e rendicontare le emissioni di gas serra (GHG) climalteranti, cioè con un effetto sul cambiamento climatico, generate in modo diretto o indiretto dalla propria attività è la cosiddetta Carbon Footprint di Organizzazione (CFO).

L’origine del termine nasce dal concetto di “impronta ecologica” (Ecological Footprint Analysis, EFA), ovvero il sistema di contabilità ambientale sviluppato da Mathis Wackernagel e William Rees all’inizio degli anni ’90 presso l’Università della British Columbia che permette di tradurre i consumi annuali di una determinata persona, comunità o nazione negli “ettari virtuali” di territorio che sarebbero stati necessari a produrli in maniera sostenibile.

Il Protocollo di Kyoto, accordo internazionale firmato da più di 180 Paesi nel 1997, stabilisce successivamente che i gas serra da includere nel calcolo della Carbon Footprint debbano essere i seguenti:

  • anidride carbonica (CO2);
  • metano (CH4);
  • ossido nitroso (N2O);
  • idrofluorocarburi (HFC);
  • perfluorocarburi (PFC);
  • esafloruro di zolfo (SF6).

La misura utilizzata viene perciò espressa in termini di tonnellate di CO2 nel caso in cui venga considerata solo l’anidride carbonica, oppure di CO2 equivalente se nella stima vengono incluse anche le emissioni degli altri gas climalteranti.

Mori 2A ha calcolato la Carbon Footprint di organizzazione per determinare gli impatti ambientali correlati alla propria attività lungo la catena del valore. Individuare le aree di maggiore criticità ha permesso di definire un piano di interventi per mitigare o compensare (net carbon neutrality) gli effetti attraverso un sistema di carbon management.

Tutto il processo di realizzazione della Carbon Footprint di Organizzazione di Mori 2A è stato guidato dalla scelta di mettere al primo posto la trasparenza, sia in termini di rendicontazione che in termini di identificazione, quantificazione e verifica delle emissioni. Questo permetterà all’azienda di divulgare informazioni relative alla propria CFO sufficienti ed appropriate anche per gli stakeholder che potranno essere interessati.

Prima fase Carbon Footprint: Inventario delle emissioni

La prima fase si è concretizzata nella strutturazione di un inventario delle emissioni in accordo con lo Standard UNI ISO14064:1-2019, il quale descrive i principii ed i requisiti per la progettazione, lo sviluppo, la gestione e la rendicontazione degli inventari GHG di un’organizzazione.

Le categorie individuate sono le seguenti:

a. Emissioni e rimozioni dirette di GHG | Scope 1;

b. Emissioni indirette di GHG derivanti dall’energia importata | Scope 2;

c. Emissioni indirette di GHG derivanti dai trasporti | Scope 3;

d. Emissioni indirette di GHG derivanti dai prodotti utilizzati dall’organizzazione | Scope 3;

e. Emissioni indirette di GHG derivanti dall’uso dei prodotti realizzati dall’organizzazione | Scope 3;

f. Emissioni indirette di GHG derivanti da altre sorgenti | Scope 3;

 

Ogni organizzazione ha la facoltà di scegliere se includere nell’ambito di misurazione solo le emissioni dirette (Scope 1), oppure anche quelle derivanti dal prelievo di elettricità (Scope 2) o quelle indirette, ovvero le emissioni generate lungo tutta la catena di approvvigionamento (Scope 3).

Pur essendo facoltativo, Mori 2A ha scelto di includere nel calcolo oltre alle emissioni dei punti a. e b. (obbligatorie) anche le cosiddette emissioni di Scope 3, al fine di poter avere un’analisi il più completa possibile degli impatti delle attività dell’organizzazione. In un’ottica di miglioramento continuo, anche i sistemi di raccolta dati verranno progressivamente migliorati per garantire un aggiornamento e un monitoraggio costante delle informazioni raccolte.

Ognuna delle categorie individuate può essere successivamente declinata in singole voci per meglio contabilizzare e rappresentare le emissioni dell’attività. Sono ammesse omissioni nella rendicontazione dell’inventario qualora le sorgenti di emissione risultino trascurabili e quindi non rilevanti oppure non quantificabili; tuttavia, per ciascuna voce esclusa, Mori 2A ha indicato la motivazione della stessa a commento.

Seconda fase Carbon Footprint: Piano di raccolta dati

La seconda fase è rappresentata dalla raccolta dei dati così come individuati all’interno dell’inventario. I dati raccolti sono stati classificati sulla base di diversi parametri:

Tipologia del dato: Misurato / Stimato

Frequenza di raccolta del dato: Mensile / Annuale / Altro…

Fonte del dato: Origine del dato (contatori, fatture etc)

Inoltre, sono stati chiaramente definiti i seguenti ruoli:

Responsabile della raccolta del dato: Persona di riferimento per il dato raccolto

Responsabile della validazione del dato: Riferimento per la validazione del dato

Terza fase Carbon Footprint: Analisi dei dati

La terza fase consiste nell’analisi dei dati raccolti. Per quantificare le emissioni è stato utilizzato il metodo basato sulla moltiplicazione del “Dato di attività relativa al GHG” che quantifica l’attività (es: consumi energetici, km percorsi dalla logistica…) ed il corrispettivo “fattore di emissione GHG”. I fattori di emissione sono stati presi da database aperti disponibili nel contesto europeo.

Il periodo di riferimento utilizzato è stato l’anno solare 2021.

Ultima fase: Mitigazione e traguardi

L’ultima fase corrisponde nella pianificazione di interventi volti a ridurre gli impatti ambientali correlati all’attività. Mori 2A ha scelto di individuare le azioni da intraprendere facendo propri due concetti chiave:

Mitigazione, ovvero intervenire direttamente sull’origine dell’emissione per rendere meno gravi gli impatti dei cambiamenti climatici prevenendo o diminuendo l’emissione di gas a effetto serra nell’atmosfera. Per questo, in entrambi gli stabilimenti è attivo da anni il Sistema di Gestione dell’Energia (SGE) certificato UNI CEI EN ISO 50001.

A sottolineare l’importanza data all’uso razionale e ottimizzato dell’energia, il primo dei tre pilastri della strategia per la sostenibilità dell’azienda è proprio riassunto nel motto Energy Efficiency First. Anche l’uso dei materiali di consumo è oggetto di un piano di ottimizzazione e l’ufficio acquisti premia le scelte che favoriscono il potenziamento dell’economia circolare.

Compensazione, ovvero bilanciare la quantità di emissioni generata da una qualsiasi attività attraverso interventi in grado di assorbirla. Sono in fase di progettazione importanti interventi legati al territorio che verranno implementati nei prossimi mesi.

L’obiettivo finale di Mori 2A è di poter raggiungere la net carbon neutrality, cioè zero-impatto climatico, nel prossimo futuro grazie ad attività pianificate, sistematiche e monitorate.

 

Per qualsiasi informazione sulla nostra Carbon Footprint contattare il nostro reparto Sistema di Gestione e sostenibilità all’indirizzo aurora.bosio@mori2a.com.